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Attraverso le immagini di studenti e fotografi affermati, il progetto di ricerca mappa i confini della città presentando lo stato di fatto delle periferie e invitando all’azione per curarne il degrado. Territorio di frontiera, incluso e allo stesso tempo escluso dall’ambito urbano, da sempre le periferie restano sulla soglia fra due mondi. A prendere atto di questa situazione e lanciare un invito all’azione è il progetto fotografico Palermo/Periferie, un libro a più voci edito dall’Accademia di Belle Arti di Palermo.

Il progetto, curato da Sandro Scalia e con testi introduttivi di Roberta Valtorta, Maia Rosa Mancuso e Marcello De Masi, è frutto di una ricerca durata tre anni che ha coinvolto circa 200 studenti dell’Accademia al fianco di fotografi affermati come Gabriele Basilico, Giovanni Chiaramonte, Guido Guidi, Sebastiano Raimondo, Stefan Koppelkamm, Daniela Tartaglia e il curatore Sandro Scalia.

Nelle immagini selezionate, la periferie di Palermo, sia nel suo paesaggio antropizzato che in quello selvatico, diventa occasione per una riflessione più complessiva sul concetto di limite e per tracciare i margini della città contemporanea.L’approccio adottato è duplice: da un lato quello della sparizione, in cui le immagini si pongo come un ultimo sguardo sul mondo, dagli spazi desertificati agli abitanti ritratti come sopravvissuti; dall’altro, l’approccio della rivelazione, portavoce dello stupore per le piccole cose e di un nuovo modo di abitare una terra desolata solo all’apparenza, in realtà carica di storia e cultura.

La fotografia di Palermo/Periferie quindi diventa, come l’ha definita il curatore e fotografo Sandro Scalia, “una cura per la città”, che possa fungere per i cittadini da anelito a un ordine perduto, verso la bellezza e la legalità. Una fotografia che non solo presenti lo stato di fatto delle periferie, ma si ponga come rammendo sul loro tempo e spazio, curando il degrado e colmando la mancanza di un senso di appartenenza.

[fonte DOMUS]

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